🧺👀 “Piega quel bucato… e cambia il futuro!”

Hai presente quando ti sembra che il futuro stia arrivando un po’ troppo in fretta, tipo Amazon Prime ma con i robot?
Ecco, le notizie di questa settimana sull’intelligenza artificiale fanno un po’ questo effetto tra robot che imparano da noi a caricare la lavastoviglie, startup che si fanno la guerra a colpi di dataset e AI che “fiutano” gli infarti prima dei sintomi, direi che è il momento giusto per qualche domanda…


👖 1. Le faccende domestiche non sono mai state così… profittevoli

Startup come Encord, Micro1 e Scale AI stanno pagando persone per filmarsi mentre piegano i panni, caricano la lavastoviglie o preparano il caffè.
Sì, hai letto bene. L’obiettivo? Creare dati reali per addestrare i robot a fare le stesse cose. Dato che i robot non possono “scaricare” l’esperienza da Internet, qualcuno deve pur mostrare loro come si fa, passo passo. E quindi: benvenuti nell’era del data laundry!

📸 Meta Ray-Ban in testa, 25–50 dollari l’ora, fino a 150 se maneggi strumenti chirurgici
💸 Le aziende fanno a gara per queste “video faccende”, con nomi grossi come Boston Dynamics o la Bezos-backed Physical Intelligence

Ironia della sorte: per aiutare i robot a rendere la vita più semplice, dobbiamo complicarcela un po’ filmando ogni dettaglio


💔 2. Prevedere un infarto prima che succeda

Il modello GRACE 3.0, sviluppato in ambito clinico, usa l’intelligenza artificiale per prevedere il rischio di infarto in base a dati medici, ECG, esami del sangue, cartelle cliniche e persino smartwatch
Un modo per intervenire prima, in modo più mirato, e non solo con scale standard

🩺 L’obiettivo è passare da una medicina reattiva a una medicina predittiva
🧠 Ma c’è un problema: come garantire equità, se i dati su cui si basa il modello non includono tutte le diversità?

In sintesi: il cuore è tuo, ma il giudizio finale potrebbe darlo… un algoritmo


😐 3. L’IA “sente” il dolore. Ma possiamo fidarci?

Modelli di AI vengono testati per rilevare il dolore dai volti, dai gesti e dalla voce. L’idea è aiutare medici, soprattutto con pazienti non comunicanti

👀 Telecamere e sensori registrano micro-espressioni
💬 GPT-4 analizza narrazioni verbali e assegna un punteggio al dolore

Ma se la macchina dice che il dolore è lieve e il paziente urla… chi ha ragione?

E’ qualcosa di… disturbante: possiamo affidare alla tecnologia anche ciò che è invisibile e profondo, come la sofferenza? E ancora peggio: se occorre accumulare dati quanto si lascerà soffrire una persona più del dovuto per registrare le sue espressioni facciali?


🌍 4. Google Earth parla. E capisce il clima

Con un nuovo chatbot conversazionale, Google Earth ora può rispondere a domande sul cambiamento climatico in linguaggio naturale.
Vuoi sapere dove ci saranno inondazioni? O le cause di una fioritura algale? Chiedi al pianeta

🌐 Usa immagini satellitari, dati storici, demografici e climatici
🔍 Ma attenzione: è accessibile solo ai clienti professionali

Bellissimo, ma… il clima è un bene comune. Non dovrebbe esserlo anche l’accesso ai suoi dati?


🎓 5. Google regala la sua IA agli studenti universitari

Fino al 9 dicembre, studenti maggiorenni in Spagna (e altri paesi) potranno accedere gratuitamente per un anno a Gemini 1.5 Pro e ad altri strumenti AI

📦 Incluso: editing video, ricerca avanzata, riassunti automatici, generazione immagini
☁️ E pure 2 TB di cloud

🎓 È un’opportunità reale, ma anche un assaggio di “dipendenza a prova gratuita”

Domani, quando scadrà il trial, sarà ancora accessibile a chi ha meno risorse?


🧑‍💼 6. Microsoft e OpenAI: da soci a… coinquilini con spazi separati

Microsoft ha ridefinito il suo rapporto con OpenAI, ottenendo più libertà di azione e proprietà intellettuale fino al 2032

💼 Rimane partner strategico, ma ora può sviluppare in autonomia i propri modelli AI
💡 Satya Nadella ha ottenuto ciò che voleva: non essere più solo lo sponsor, ma anche l’innovatore

Come diceva un famoso industriale del Novecento: “Il numero perfetto di soci è dispari… e inferiore a tre.”


✍️ 7. SPIEGEL e IA: sì, ma con cervello e cuore

La storica testata tedesca ha reso pubbliche le sue linee guida sull’uso dell’intelligenza artificiale in redazione
La sintesi? Supporto, sì. Sostituzione, no grazie

📋 Vietato far scrivere articoli a IA in autonomia
🔐 Nessun uso di dati sensibili nei modelli
📣 Comunicare ai colleghi in che misura è stata utilizzata l’intelligenza artificiale
🧾 Informare i lettori quando l’intelligenza artificiale è una parte significativa di un progetto di ricerca

Un esempio di trasparenza, responsabilità e umanità nel giornalismo del futuro

Perché anche se un algoritmo può suggerire una parola migliore, solo un giornalista può darle senso


🌟 E ora?

🎧 Se ti incuriosisce esplorare questi temi con più profondità ascolta il podcast “Lavoro Meglio con l’AI” dove puoi trovare storie, riflessioni, strumenti e ospiti per imparare a usare l’intelligenza artificiale senza perdere l’intelligenza… umana

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